Imparare a conoscere al meglio la tecnologia di cui siamo in possesso per ridurne l’uso: questa è la risposta all’innovazione del minimalismo digitale.

La corrente del minimalismo digitale si colloca all’interno di un’esigenza di cambiamento, che vede lo smodato utilizzo di dispositivi digitali come la principale causa del malessere sociale: aggressività, scarso interesse, distrazione, ansia, sono solo alcuni esempi.
Ben lontano da un generalizzato moralismo antitecnologico, il minimalismo digitale non punta a demonizzare le innovazioni, quanto piuttosto a liberare la mente dagli impedimenti dati dai bad habits digitali.
Il classico esempio è la lettura di un buon libro senza essere interrotti dalle notifiche dello smartphone, oppure condividere una cena fra amici senza il nostro accessorio preferito apparecchiato sul tavolo.
La prima domanda che sorge spontanea è: quanto tempo passiamo online? Anche se sarebbe più corretto domandarsi quanto riusciamo a stare “scollegati”.
Secondo il Digital Report del 2019, un utente medio passa circa sei ore della sua giornata online. Quasi un terzo dell’anno solare è speso con i propri dispositivi digitali, di cui la metà sono proprio i nostri inseparabili smartphone.
E quali sono le nostre principali attività online?
Senza sorprendere troppo, la ricerca su Google è la prima classificata, seguita a ruota da YouTube e, quasi sorprendentemente, Facebook, nonostante il prepotente avvicinamento di social come Instagram e il più recente TikTok.
I social network in ogni caso accentrano il nostro tempo, occupando oltre due ore della quotidianità degli utenti.
Tralasciando per un attimo i numeri, risulta evidente come questa iperconnettività abbia portato a sviluppare una sorta di fobia di restare fuori dal mondo digitale, causando il paradosso di tagliarci fuori dal mondo reale.
Il matematico Cal Newport, col suo libro Minimalismo Digitale rivela il segreto per ridurre le distrazioni digitali e rimettere a fuoco la propria vita in soli 30 giorni.
Minimalismo è sinonimo di conoscenza, ovvero l’arte di saper scindere il necessario dal superfluo. Il “minimalismo digitale” vuole trasportare nella nostra quotidianità questi concetti chiave, per riprendere le redini dell’innovazione che travolge le nostre vite.
La lezione importante, secondo Newport, è che la tecnologia non è un demone da cui dobbiamo liberarci, ma allo stesso tempo non può essere vista come la risposta ad ogni problema: l’importante è focalizzarne l’uso per i propri obiettivi senza farsi dominare.
Il minimalismo digitale si colloca all’interno di una sempre maggior esigenza di creare un “senso civico digitale”, grazie al quale è possibile migliorare la qualità del nostro tempo e delle nostre relazioni, pur non rinunciando ai benefici della tecnologia, usandola senza essere utilizzati.