Think globally, act locally: Edoardo e l’associazione “Basta Plastica in Mare”

“Il bene si fa, ma non si dice”, queste le parole che più mi hanno colpito all’interno di una storia che rappresenta le passioni e le speranze di un ragazzo che sogna di diventare insegnante e di tornare a vivere la sua amata Rimini, magari cambiandola. “Sarebbe meraviglioso piantare nei miei studenti il seme della speranza, della curiosità che muove il mondo, della necessità dello studio per comprenderlo appieno”. 

L’ardore politico non manca, neanche quando dichiara che “se si vogliono davvero cambiare le cose serve la Politica, quella con la P maiuscola. L’amministrazione, la gestione del territorio, le scelte per il bene comune sono tutti onori (ed oneri) a cui solo la Politica può portare.”

Sono le storie come quelle di Edoardo che meritano di essere raccontate: il forte messaggio che ne deriva è che agire conta più di apparire, anche in un mondo lontano dai riflettori, dove la classica pacca sulla spalla a volte ce la dobbiamo dare da soli.

Edoardo Carminucci, 20 anni

Edoardo è un ventenne riminese, appassionato di volontariato e politica, studia “Politics, Philosophy and Economics” alla LUISS di Roma.

È forte il legame con genitori ed insegnanti, senza dimenticare una figura importante per la sua svolta nel concretizzare l’impegno sociale e ambientale: Manuela Fabbri, per Edoardo un’amica con sfumature di insegnante, anche se lei ama definirsi “nave scuola”, vera e propria fonte di ispirazione da cui derivano impegno e competenze.

Ci rendiamo conto di non trovarci di fronte al classico millenial quando, elencando i personaggi da cui trae ispirazione, cita un’icona come Sandro Pertini, “uomo autentico delle istituzioni che ha vissuto sulla sua pelle le ingiustizie del suo tempo non rassegnandosi al cinismo, mantenendo sempre vivo quell’ardore che gli palpitava in cuore”. Non mancano altri richiami illustri al mondo socio-politico come Alexander Langer, Michela Murgia, Papa Francesco e Alexandria Ocasio-Cortez; tutti accomunati dall’impegno nel combattere le disuguaglianze, destare le coscienze, tutelare l’ambiente e le future generazioni.

Ed è proprio la tutela dell’ambiente e l’impegno nei confronti delle nuove generazioni a far nascere nel 2018 l’associazione “Basta Plastica In Mare”, di cui Edoardo è vicepresidente.

La sostenibilità ambientale è una tematica arrivata alla ribalta mediatica da pochi anni, ma il grido di allarme parte da molto più lontano; quando e come hai iniziato a interessarti a questo tema?

“I temi della sostenibilità ambientale ed in generale del rispetto per il territorio e il suo patrimonio naturale mi sono cari da molti anni ormai. In particolare amo il mare, sono un nuotatore ed un subacqueo, forse il primissimo approccio col mondo dell’associazionismo ambientalista l’ho avuto con le donazioni al WWF e col supporto che ho spesso voluto dimostrare verso le loro giuste battaglie”.

Parlaci un po’ di “Basta Plastica in Mare”: da dove nasce l’idea? E quali sono i progetti futuri?

“Il Comitato Basta Plastica in Mare nasce nell’estate 2018 a Rimini, simbolicamente con un evento di costituzione dell’associazione proprio vicino al Porto di Rimini. Sua promotrice è Manuela Fabbri, attuale Presidente, giornalista e ambientalista storica qui da noi, insieme al contributo di Alessandra Carlini, ex Presidente. Il nostro comune impegno si è concretizzato in un Protocollo d’Intesa che sottoponiamo ad enti pubblici e privati, scuole, istituzioni: Romagna Plastic Free / 2023. Si tratta di un periodo di transizione che ci diamo per raggiungere progressivamente l’obiettivo dell’azzeramento di rifiuti plastici in mare. Il problema va risolto a monte, impiegando materiali alternativi: la plastica non va solo raccolta, si deve smettere di disperderla. Abbiamo contribuito a rendere plastic-free eventi come Al Mèni, abbiamo organizzato uscite in barca con aperitivi rigorosamente plastic-free, poi tante assemblee nelle scuole e nostri eventi di approfondimento. In futuro ci impegneremo per diminuire l’impiego di plastica monouso nei grandi eventi (come a maggio l’adunata degli Alpini) e in luoghi molto frequentati (come l’Aeroporto Internazionale di Rimini e San Marino)”.

È indubbio il lavoro svolto e l’impegno che richiede la gestione di progetti di questo tipo, che vedono coinvolti diversi attori; quali sono le maggiori difficoltà che hai trovato?

“Le difficoltà che riscontro maggiormente sono legate al fatto di gestire al meglio gli impegni di studio, gli affetti ed anche il contributo dato nell’associazione. Dal punto di vista invece del convincere le persone e del fare sensibilizzazione nessuna resistenza o perplessità. Chi si confronta con la realtà dei fatti e con l’urgenza che i temi ambientali necessitano non rimane dubbioso. Bisogna agire ora. Tutti”.

Le azioni di Basta Plastica in Mare incarnano il mantra “Think globally, act locally”, che cosa significa per te il legame col territorio?

“Assolutamente, è ciò che ci guida in tutte le nostre azioni. Per me il legame col territorio è qualcosa di profondo e di veramente importante. Rimini è la città in cui sono nato, cresciuto, in cui torno spessissimo nonostante lo studio fuori sede. Dirò di più: è il posto in cui intimamente desidero tornare dopo essermi formato ed aver ampliato il mio bagaglio conoscitivo. Il legame col territorio penso che si incarni nella volontà di contribuire non solo alla sua tutela, ma anche al suo miglioramento, al suo arricchimento. È il desiderio di bellezza che tanto spesso ci dà motivo di continuare nei nostri sforzi, combattendo per un mondo migliore”.

Come vedi il mondo tra dieci anni?

“Non mi immagino grandi sconvolgimenti. O meglio, suppongo che gli aspetti positivi e negativi di questo mondo capitalista si acuiranno: gli avanzamenti negli ambiti tecnologici procederanno e sapranno sempre meglio accompagnare l’uomo nel progresso, assisterlo, rendere più comoda (e più artificiale) la vita di tutti i giorni. Allo stesso modo, però, non vedo possibile nel breve termine una diminuzione significativa delle capacità produttive nella loro globalità, con le industrie che continueranno ad essere altamente impattanti (perlomeno mi auguro in maniera minore o diversa). Se prendiamo in considerazione molti aspetti indagati dagli scienziati c’è poco da star sereni. Un esempio è l’Earth Overshoot Day, ovvero il giorno nel quale l’umanità consuma interamente le risorse prodotte dal pianeta nell’intero anno. Ci impieghiamo 365 giorni? No, sfortunatamente molto meno. Nel 1990 le avevamo esaurite ad ottobre, poi nel 2000 ancora prima, a settembre, fino all’ultimo registrato, nel 2019: il 29 luglio”.

Un consiglio ai lettori.

“Cari lettori, lasciatevi ispirare dai racconti di impegno quotidiano, lasciatevi contagiare dalla voglia di fare per gli altri, dal desiderio di realizzarsi, perché non è comune che si parli di questo: il bene si fa, ma non si dice. Di certo non penso di entusiasmare nessuno con questi brevi racconti delle nostre attività, ma intimamente spero di scalfire un po’ il velo di indifferenza e menefreghismo di tanti, tantissimi oggigiorno. Sì, un velo, che rende tutti i contorni meno definiti, che mette sullo stesso piano nebuloso e grigio le azioni nobili e quelle ignobili. Bisogna reagire, istruirsi, prendere iniziativa, non stare a guardare. Alziamoci dal divano e andiamo a cambiare il mondo. Da qualcuno toccherà pure iniziare, no? Da voi, da tutti noi, per esempio”.

L’associazione riminese “Basta Plastica in Mare”

Orange Romance Team
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