Si è molto discusso nelle ultime settimane sulle cause che hanno portato alla diffusione planetaria ed inter-specie della malattia da COVID 19.
Molti studiosi hanno cominciato ad indagare le corresponsabilità dell’uomo nel processo di spill over, ovvero nel momento in cui l’agente patogeno passa da una specie ospite ad un’altra.
È sicuramente un argomento di grande rilevanza etico-scientifica che non può non avere ripercussioni sulla nostra visione della realtà.
Secondo una ricerca condotta qualche anno fa, i virus circolavano già sulla Terra 30 milioni di anni fa (l’homo sapiens avrebbe fatto la sua comparsa molto più tardi).
Nonostante ciò, sembra incredibile come un antichissimo e piccolissimo abitante della terra sia riuscito a mettere in ginocchio le più grandi superpotenze mondiali.
Profetico sembra essere il finale di un famoso romanzo di fantascienza di fine Ottocento intitolato “La Guerra dei Mondi”: i marziani invasori muoiono a causa di un batterio a cui l’umanità è immune. L’opera è una critica al colonialismo e alla supponente supremazia tecnologica europea dell’epoca.
Ma chi sono i marziani e chi sono gli umani oggi?

Abbandonata una volta per tutte la visione organica di quello che un tempo veniva definito come “il creato”, l’uomo ha finito con l’elevare i propri interessi contingenti a legge universale nei confronti di altri “mondi” (animale, vegetale…) ritenuti sacrificabili. Efficienza, privatizzazione e “logistica del capriccio” hanno quasi finito col conferire una giustificazione scientifico-economica a questa tendenza.
Lungi dall’essere mitigato da un’attenzione verso l’ambiente e l’essere umano, questo paradigma ha inevitabilmente ed involontariamente creato le condizioni ideali per lo spill over e la propagazione su scala mondiale del virus.
Quello che stiamo vivendo oggi ci viene presentato spesso come una guerra (a questo punto meglio parlare di una “guerra dei mondi”, umanità vs virus), con tanto di bollettino quotidiano per tenerci aggiornarti sull’andamento delle “ostilità”.
Tuttavia, volendo citare il giurista Sabino Cassese, “la pandemia non è una guerra”.
Tralasciando i risvolti politico-giuridici di questa affermazione, non si può escludere a priori che questo sia il risultato di un’errata e autolesionistica concezione del mondo (o dei mondi).
Si dice che non sarà possibile un ritorno alla “normalità” e forse è meglio così.
La guarigione dell’umanità da questo tipo di tragedie è indissolubilmente ad un cambio di prospettiva in senso economico, ambientale e sociale.