In attesa di chiarimenti da parte del Governo sul significato del termine più cliccato e rilanciato dai media – “congiunti”– un’altra settimana condita di scontri e insulti ha infiammato il dibattito parlamentare sulle dinamiche per la ripartenza, sulle pleonastiche task force composte da 400 persone e sugli interventi in Senato di cattivo gusto che nessuno si aspetterebbe da un ex Presidente del Consiglio.
È curioso come le forze politiche in Italia non manchino mai di mostrare un esibizionismo di quarta fascia con l’unico obiettivo di consolidare (siamo sicuri?) il consenso, per alcuni in picchiata da diversi mesi.
Mi sono sempre chiesto il motivo di una tale mancanza di sensibilità istituzionale, specialmente durante una crisi che coinvolge tutto il Paese, dai commercianti alle piccole medie imprese, dal terzo settore al sistema scolastico.

La politica in Italia – in questo momento storico – mette in luce un triste individualismo che non tiene conto delle difficoltà di tenuta che, da un punto di vista economico e sociale, il Governo guidato da Giuseppe Conte si trova a dover affrontare e che fatica a rimanere unita di fronte ad un complicato obiettivo comune, quello della sopravvivenza economica.
Le sfide che l’Italia dovrà affrontare nel lungo periodo saranno insidiose, con un’Europa ancorata a vecchi schemi di austerity e che sembra aver dimenticato il progetto di Altiero Spinelli degli “Stati Uniti d’Europa”.
Mentre in Italia si polemizza sul jogging e le passeggiate fuori dal Comune di residenza, negli altri paesi si pianifica il futuro.
La domanda è: siamo pronti a riemergere?