La festa della mamma è una ricorrenza nata con l’intenzione di ringraziare la propria madre (o figura materna) per tutto il lavoro fatto.
L’arte di essere mamma non si può imparare durante una lezione universitaria o sul proprio posto di lavoro.
Quando una madre mette al mondo il proprio figlio si crea un’alleanza indissolubile. La mamma diventa una corazza che protegge il suo piccolo dono.
Se diamo un’occhiata al passato, il ruolo di madre era quasi scontato. La vita di una donna consisteva nell’essere relegata a casa per occuparsi del proprio figlio, anzi, dei propri figli.
Per il marito la cosa era ancora più terrificante. Il ruolo del padre era sólo quello di tramandare il proprio cognome.
Superate queste condizioni imposte dalla società, al giorno d’oggi la maternità è diventata una scelta consapevole. Una donna, e si spera anche l’uomo , possono sedersi a tavola e discutere del proprio futuro.
Vorrei tanto poter dire che è così, ma sarei una semplice sognatrice. L’uomo continua ad essere il detentore finale di quasi tutte le decisioni riguardanti il corpo femminile. La conseguenza peggiore è quella di rinchiudere le donne in una clessidra che tiene il tempo del loro ciclo produttivo e che le classifica come inutili se non raggiungono l’obiettivo. Non solo, così facendo la mentalità della donna stessa rimane inquadrata in un’ottica di “tutte le donne devono fare figli entro un determinato periodo di tempo, altrimenti perderanno la loro utilità all’interno della società”.

Ed ecco perchè mi spaventa una semplicissima frase buttata lì tra una visita dai parenti e l’altra:
“hai quasi 30 anni, quando pensi di avere figli?”
La mia timida risposta la conosco da quando avevo circa 15 anni. “Io NON voglio avere figli”
Lo riconoscerei a km di distanza quello sguardo da “ poverina, non sa cosa sta dicendo. Senza figli diventerà una vecchia pazza”
L’ironia in questa frase è che sarei veramente pazza se decidessi di avere un figlio solo per poter contribuire alla società donando un’altro essere umano che porterà avanti il sistema economico mondiale.
A 25 anni sono andata dalla mia ginecologa per richiedere informazioni su un intervento specifico: la sterilizzazione. La risposta data dalla dottoressa mi ha spiazzato:
“Sei troppo giovane, nessuno accetterà di farti questo intervento”.
Se ci fossero dei motivi legali potrei anche capire, ma la decisione dipende al 100% da ciò che il medico stesso ritiene giusto o sbagliato. Se la legge non impone un’età minima perché deve essere qualcun altro a decidere al posto mio?
Anche chi non ritiene di avere le caratteristiche per portare avanti una gravidanza difficilmente riesce ad ottenere un aborto senza intoppi. Quante donne si sono ritrovate ad affrontare un iter burocratico così lungo che la donna che ha fatto subito richiesta potrebbe ritrovarsi senza una risposta entro i famosi 90 giorni, dopo i quali sarà la legge a proibirlo ufficialmente.
Mi chiedo quanti anni ci vorranno ancora prima di mettere la decisione della donna al primo posto?
