Il 18 maggio sono iniziate le riaperture in Italia. Siamo stati al sicuro tra le mura domestiche per due mesi, lontani dalla frenesia della vita. Durante una giornata qualunque, di un periodo qualunque, noi donne corriamo da una parte all’altra, senza mai fermarci. C’è il lavoro, i figli (per alcune di noi) e la casa.
Questa frenata improvvisa durante la quarantena, mi ha fatto riflettere e rivalutare ciò che è importante. Noi donne chiediamo troppo a noi stesse. Dobbiamo lavorare duro per non essere mai meno dell’uomo, essere presenti nella vita dei nostri figli e dei nostri mariti e/o compagni e tenere la casa sempre impeccabile. Tutto è una corsa contro il tempo, ma non vogliamo sacrificare niente.
Molte amano il proprio lavoro, per altre è solo una fonte di guadagno, ma ugualmente importante. Quante di noi dopo questa quarantena vogliono tornare alla vita di prima, quante sono state felici di non correre avanti e indietro per i vari impegni? Abbiamo gioito di preparare un pasto tranquillamente, di prenderci cura di marito e figli con serenità senza guardare l’orologio. E’ vero che il lavoro molto spesso ci definisce, ma ora siamo pronte ad accelerare di nuovo verso la sua direzione?
Grazie all’emancipazione ci siamo appropriate di diritti fino ad ora inesistenti. Il diritto, ad esempio, di lavorare e avere contemporaneamente una famiglia, ma non ci siamo facilitate la vita. Dobbiamo lavorare di più e meglio, a volte si ha paura di una maternità perché il nostro datore di lavoro non è molto felice di doverci sostituire soprattutto per il costo che richiederà.

Quando il figlio nasce, poi, dobbiamo prendere la decisione di lasciarlo a qualcuno e questo è come un colpo al cuore, la nostra vita si divide tra l’essere una donna che lavora e una madre presente. Ci sentiamo molto spesso colpevoli e incapaci di gestire il tutto. Gli uomini e i padri non sentono questo peso, o almeno solo in parte. La vita sembra tutta un grosso dovere. Tutta questa frenesia deve sempre accompagnarsi ad un aspetto decente e curato, quindi dobbiamo vivere la giornata distruttiva e pesante come se fossimo appena state alla Spa.
Questa quarantena per molte donne è stata un dono, l’opportunità di stare di più con la propria famiglia, di coltivare maggiormente se stesse e di poter vivere la giornata in pantofole e sempre spettinata. Ora che la corsa è ripartita conserviamo dentro di noi un felice ricordo, ma il lavoro ci aspetta.
Siamo ricaricate e consapevoli della nostra forza. Di nuovo dopo ore di lavoro riscopriamo il momento felice in cui vediamo, a tarda sera, il sorriso di nostro figlio o del nostro compagno che ci aspettano a casa e ci accompagnano nella sfida di essere noi stesse in ogni ambito della vita.
Il fine di questa mia riflessione è che la parità dei diritti si blocca nel momento in cui nella vita la donna sarà sempre sottoposta a giudizio, di cui l’uomo non sente il peso e neanche l’obbligo di sfatarlo.
“La gioia suprema di essere padre è intesa veramente da pochi uomini; la maternità invece, da tutte le donne, anche le più depravate.”
(Oscar Wilde)