In questo momento mi sento proprio svuotato, privo di forze, una stanchezza non dovuta dallo sforzo fisico sia chiaro, né tanto meno da una mancanza di sonno. Mi guardo attorno e non vedo nulla di interessante, sempre le solite cose che mi circondano quotidianamente; guardo in alto alla ricerca di una via di fuga, ma niente, mi ritrovo davanti ad un soffitto bianco, il solito soffitto bianco che vedo ogni mattina appena mi sveglio. Mi sento sempre più vuoto, un contenitore privo di contenuto.
Mi sento come una bottiglia di plastica vuota, quando al suo interno non vi rimane nessun liquido, abbandonata dopo essere stata usata, lasciata sola in balia delle onde del mare a galleggiare per l’eternità, fintanto che il mio corpo non si sarà consumato e di me non rimarranno che particelle di plastica, la nuova polvere degli oceani.
Mi sento parte dell’inquinamento, quell’inquinamento che sta distruggendo pian piano il mondo, rendendolo invivibile e inservibile. Nel mio viaggio in mare aperto mi ritrovo spesso in compagnia, vedo intorno a me altri contenitori privi di sostanza, ma è una compagnia solo fugace. Nessuno ha niente da offrire all’altro, ci troviamo per un attimo sulla stessa cresta dell’onda, ma subito dopo il moto del mare ci disperde, lasciandoci proseguire per il nostro viaggio senza meta.
“Mi sento svuotato. Ho il desiderio di essere riempito; sono assetato, e farei di tutto per soddisfare questo mio desiderio. Sono in attesa di un liquido che mi possa riempire fino all’orlo.”

Nasciamo tutti come bottiglie vuote.
Non siamo frutto di un acquisto del supermercato, dove a catalogo si ha una vasta scelta di bottiglie, ognuna ricca di contenuto diverso, adibita a soddisfare i desideri di ogni singolo individuo. La nostra vita non può essere preconfezionata a priori, ma va bensì creata dalla base.
Ed ecco che parte la spasmodica ricerca di trovare un modo per riempire il proprio involucro, ma la materia prima a noi necessaria assai scarseggia in natura. L’unico modo di appropriarsene e prenderne in prestito un poco da altre bottiglie.
Ed ecco che stringendo relazioni con altre bottiglie vi è la possibilità di condividere la materia preziosa, l’acqua, un dare ed avere, uno scambio per potersi arricchire. Senza questo scambio, saremo destinati a rimanere vuoti per sempre. Nel tempo il nostro livello di acqua cresce, ci andiamo pian piano riempiendo, e così la nostra bramosia di acqua, di conoscenza, pian piano affievolisce. Siamo più inclini all’ascolto degli altri e al loro sostentamento.
La realtà dei fatti però è che molto spesso ci sentiamo svuotati, anche se in realtà la nostra bottiglia al suo interno ha un contenuto di acqua non indifferente. Ma ci sentiamo comunque soli.
Forse che il mare che ci sta cullando altro non sia il mondo esterno? Allora forse la nostra bottiglia non è il nostro corpo, bensì il nostro cuore, che si è rinchiuso in sé stesso, chiuso ermeticamente da un tappo che ci estranea da qualsiasi emozione. Le altre bottiglie che abbiamo incrociato nel nostro cammino allora sono cuori di altre persone che come noi sono alla ricerca della materia più preziosa al mondo.
Ma quindi l’acqua che cosa rappresenta? Probabilmente è quella sensazione che tutti ricercano ma di cui molti allo stesso tempo hanno paura per ciò che può scatenare: forse è l’amore!
O più banalmente è la noia quella sensazione che spesso ci circonda e ci fa sentire vuoti.