
La guerra fredda nel terzo millennio si combatte sui social, ne sa qualcosa TikTok, l’app cinese che negli ultimi mesi ha avuto un boom di utenti, tanto da spostare l’attenzione di molti influencer nativi di Instagram proprio sul social sviluppato da ByteDance.
Facciamo un passo indietro, nel 2017 la cinese ByteDance Ltd. ha acquisito i diritti dell’app per video Karaoke Musical.ly, incorporata in TikTok, pagando la cifra record di un miliardo di dollari.
La crescente popolarità del social network non è passata inosservata alla Casa Bianca, tanto che lo stesso Donald Trump si è fatto per primo portavoce dei “complottisti”,sostenendo che ci siano prove concrete secondo le quali questa operazione di ByteDance «minacci di compromettere la sicurezza nazionale degli Stati Uniti» .

La tesi è stata recentemente sostenuta anche da una fonte autorevole, seppur di parte, come il Wall Street Journal.
In un’indagine portata avanti dalla testata di Murdoch, infatti, sembrano trovare riscontro le voci secondo le quali TikTok si sarebbe appropriata indebitamente dei codici identificativi di milioni di smartphone Android, violando ripetutamente le più basilari norme sulla privacy promosse dalla californiana Google.
L’amministrazione statunitense è arrivata a dare un vero e proprio ultimatum: entro il 21 settembre tutte le attività in suolo americano dell’applicazione dovranno passare sotto il controllo di aziende informatiche statunitensi (Microsoft e Twitter sono già in prima fila), pena il divieto di TikTok negli USA.
E in tutto questo trambusto chi ha fiutato l’occasione? Ovviamente Mark Zuckerberg, che non ha perso tempo per dare una valida alternativa ai giovani TikTokers americani: stiamo parlando della neonata Reels.

Ma di cosa si tratta esattamente? I Reels (traducibile come “rullini”) sono video-pillole, che durano al massimo 15 secondi, condivisi sul proprio account Instagram.
La particolarità che li differenzia dalle Instagram stories è la possibilità di essere condivisi non solo con i propri follower, ma anche con tutti gli altri utenti del social, attraverso la sezione “Esplora” (a patto che il profilo non sia privato).
Le somiglianze con TikTok sono evidenti, a partire dalla possibilità di scegliere un audio da abbinare al video, vero e proprio cavallo di battaglia della piattaforma cinese, e aggiungere ad esso degli effetti visivi.
L’unica macroscopica differenza, almeno per il momento, è la durata del video: 15 secondi per gli Instagram Reels, contro i 60 di TikTok.

Per il resto sembra che gli sviluppatori statunitensi non abbiano usato troppo la fantasia, dato che le due piattaforme sono in tutto e per tutto affini.
La mossa strategica di Facebook è chiara: mantenere la fetta di pubblico ancora affezionata al già diffuso Instagram ed evitare ulteriori migrazioni di millennials verso la piattaforma cinese.
Il modo di fare social sta cambiando, il format video si sta dimostrando sempre più la carta vincente nelle nuove generazioni, purché sia di facile utilizzo e, soprattutto, veloce.
I pionieri americani stanno cercando di orientarsi verso questi nuovi orizzonti, consapevoli che dovranno adeguarsi alle tendenze provenienti da Oriente e, per una volta, essere loro ad emularle.