La lunghissima campagna elettorale per le Presidenziali degli Stati Uniti d’America si è conclusa ben quattro giorni dopo la chiusura dei seggi, con Joe Biden – già Vice Presidente durante l’amministrazione Obama – vincitore indiscusso di una corsa estenuante, cominciata oltre un anno fa e che ha confermato il desiderio degli elettori americani del ritorno a una maggiore stabilità e a politiche più rassicuranti.
Il Presidente in carica Donald Trump continua, nonostante la palese sconfitta, a non riconoscere a Biden la vittoria attraverso il tradizionale “Concession Speech”, ma continua a minacciare ricorsi legali e riconteggi dei voti negli Stati chiave perché a suo avviso vittima di brogli elettorali.
Si tratta di un unicum nella Storia Americana che porta inevitabilmente qualche attento osservatore della politica statunitense indietro negli anni quando i Repubblicani George H. Bush nel 1992 e John McCain nel 2008 concessero la vittoria ai propri avversari con due iconici discorsi della sconfitta destinati a rimanere nella storia della Democrazia occidentale.

I discorsi, che invito a vedere su internet, fanno riflettere sulle chiare differenze tra epoche e sullo stile che i candidati alla Presidenza incarnavano. La solidarietà e l’Unità Nazionale erano considerati ancora valori altissimi i quali, a prescindere dal credo politico, univano indissolubilmente l’elettorato.
Bush e McCain, nel discorso, parlano a cuore aperto ai propri supporter repubblicani, affermando in sintesi “di ammirare enormemente la caparbietà dei propri avversari e che la Democrazia è superiore a qualunque divisione ideologica”.
Oggi assistiamo, come citavo in un mio precedente articolo, ad una evidente spaccatura della società occidentale dove l’avversario politico è visto come un nemico da ostacolare, combattere a costo di risultare ridicoli come sta accadendo in queste ore per Trump.
L’era digitale sta spingendo le masse a non identificarsi più nei valori di unità e rispetto che avevano contraddistinto (non secoli fa) la Democrazia ma a denigrare chiunque non condivida una posizione, a gridare allo scandalo, alla truffa, al furto.

Questo approccio ha aumentato la rabbia sociale e contribuito ai numerosi episodi di violenza ai quali abbiamo assistito in questi mesi.
Fortunatamente la Storia insegna che dopo turbolenti crisi economiche e sociali si può ristabilire l’equilibrio e la moderazione.
Speriamo che Joe Biden sia un simbolo di questa auspicata rinascita culturale.