Ciao Sabrina, benvenuta nel Mondo Orange e grazie di aver accettato il nostro invito. Oggi ti “sequestriamo” per una breve chiacchierata che, come sempre, parte con la domanda base: chi è Sabrina?
Ecco…partiamo subito con la domanda più difficile, ma prima voglio porgere un caro saluto a tutto lo staff di Orange Romance e ai suoi splendidi lettori!
Credo che per capire veramente chi è Sabrina bisognerebbe parlare con chi mi conosce e sopporta da anni! In ogni caso, mi sento di dire che Sabrina è sicuramente un insieme di tante cose: una persona determinata che non sopporta di sentirsi dire “no”, testarda, ma che senza la sua famiglia e i suoi amici non andrebbe da nessuna parte. Sono follemente innamorata della Musica: con lei e il mio violino sento che posso fare di tutto…siamo una coppia inseparabile!

E a questo arriveremo a brevissimo! Prima però parliamo di un’altra cosa. Il tuo percorso di volontariato è iniziato con un’esperienza nella “Comunità San Francesco” di Monselice, vuoi spiegarci di cosa si tratta?
È un’esperienza che ricordo con molto affetto. Qualche anno fa la parrocchia del mio paese aveva proposto ai giovani di fare un Capodanno alternativo prestando servizio presso la Comunità San Francesco e già così l’idea mi attirava non poco. Per chi non la conosce, questa Onlus si occupa di sostegno a persone con problemi correlati all’uso di droghe ed alcool. In poche parole dovevamo organizzare una festa all’interno della struttura per le persone che ve ne facevano parte comprendendo cenone, tombola…e la discoteca! Va tenuto presente che le strutture di questo tipo presentano delle regole di comportamento molto rigide e che devono essere seguite da tutti, specialmente dagli operatori e quindi era molto importante cercare di entrare in sintonia con gli ospiti della comunità (che ci vedevano, giustamente, come degli estranei) mantenendo comunque un certo distacco. Ma questo, grazie alla Musica, non è stato certo un problema! Noi ci siamo occupati di pensare a che canzoni proporre durante la serata: ogni ragazzo era libero di fare le proprie proposte e in questo modo, durante la serata, si poteva apprezzare il contributo di ogni singolo partecipante. La parte più significativa di questa esperienza è stata senza dubbio il momento della festa: quando ballavamo e cantavamo le canzoni che avevamo scelto eravamo tutti parte di un unico gruppo, unito senza barriere. Se fosse entrato un esterno in quel momento non avrebbe mai capito chi era l’ospite della comunità, chi era lo psicologo, chi l’educatore e chi invece il semplice ragazzo che prestava un servizio di volontariato. Tutti ci divertivamo in ugual misura…la Musica ci aveva unito!

A seguito di quanto vissuto all’interno di questa realtà hai deciso di intraprendere un percorso di studio incentrato sulla Didattica ma con indirizzo di Musicoterapia. Veniamo quindi a quanto avevi accennato all’inizio: la Musica ha sempre giocato un ruolo importante nella tua vita…
Importantissimo! Grazie alla Musica ho avuto la possibilità di fare delle esperienze bellissime che mi hanno fatto crescere non solo come artista, ma soprattutto come persona. Fare Musica non si limita soltanto all’esperienza strumentale, anzi, forse quella è la parte paradossalmente più “povera”! La Musica ha una forte valenza sociale: provare per credere, ma le relazioni che si creano finché si suona insieme sono speciali. Chi fa il musicista turnista si trova spesso a suonare con persone che non conosce, ma appena sale sul palco non ha nessuna remora a mettere in gioco il suo sapere e le sue emozioni instaurando un rapporto di fiducia che nel quotidiano sarebbe destinato solo agli affetti più cari.
Proveremo…e crederemo!! Andando a toccare in maniera più specifica il tuo settore di studio, spesso si confonde il termine “cura” con il termine “sollievo”. Soprattutto prendendo in considerazione la Musicoterapia questa distinzione va fatta con particolare precisione. Perché è più corretto utilizzare il termine “sollievo”?
La musica non è una pillola da prendere tre volte al giorno lontano dai pasti. Per curare una malattia o un problema è necessario rivolgersi a chi si è specializzato in quel campo e sa indicarci la cura più adatta a noi. Spesso però quando riceviamo una brutta notizia tendiamo ad isolarci e a tenere dentro tutta la rabbia. Sbagliatissimo! La musica non è altro che un mezzo per favorire una relazione nella quale ci si può sentire liberi di esprimere i propri sentimenti, le proprie paure e le proprie emozioni. Una specie di sfogatoio dove una persona può rintanarsi ma allo stesso tempo aprirsi e liberare la mente da certi pesi.
Il mondo della Musica, per chi non ne fa parte in prima persona, viene spesso visto in maniera forse poco profonda identificandolo come un mondo nel quale tutto è felice, semplice e leggero. In base alla tua esperienza orchestrale credi che questo sia vero?
Quali pensi siano gli insegnamenti cardine, dal punto di vista sociale, che ci vengono regalati intraprendendo un percorso come questo?
La musica è un’insegnante severa che premia la costanza e l’impegno. I risultati e gli applausi non arrivano subito. Siamo abituati a vivere in un contesto sociale estremamente veloce ed altrettanto abituati al “tutto è subito”. Apriamo YouTube e vediamo interpretazioni musicali da standing ovation, ci proviamo noi e ci demoralizziamo se al primo colpo non otteniamo lo stesso risultato, senza pensare che dietro alla nostra esibizione di riferimento ci sono anni di studio, di ricerca e confronto. Suonare uno strumento significa anche abituarci a non mollare, a fare fatica e lavorare per ottenere il risultato desiderato. In più fare Musica non è un fenomeno individuale: in orchestra, in una band, in qualsiasi formazione, come nella vita quotidiana, è richiesta partecipazione ossia collaborare insieme ad altre persone per raggiungere un obiettivo preciso e questo può avvenire solamente ascoltando chi abbiamo vicino, capendo quando è il nostro turno per intervenire e rispettandoci reciprocamente. Insomma l’orchestra potrebbe essere l’immagine della società perfetta.

Sembra banale ma, come spiegavi tu nel nostro primo incontro virtuale, attraverso la Musica diciamo tanto di noi. Spiegaci meglio a cosa alludi.
Fateci caso, ma quando etichettiamo un brano come “il pezzo del nostro cuore” non lo facciamo mai per caso. Le nostre canzoni preferite in realtà raccontano qualcosa di noi. Testi, musica, arrangiamenti si collegano ad eventi o emozioni che ci hanno segnato e condividere questa Musica con qualcun altro significa di fatto condividere qualcosa di noi.
Non possiamo certo tralasciare una domanda che tocca l’argomento Covid. Come avevi accennato nella tua Tesi di Laurea (l’Orange World ti fa le congratulazioni ovviamente!!), in questo periodo la Musica ha subito delle trasformazioni. A tuo parere, che potere ha avuto dal punto di vista sociale, nonostante appunto le diverse difficoltà di ”realizzazione” alle quali si è dovuto far fronte?
Grazie mille per le congratulazioni!!
Che in questo periodo il settore musicale e dello spettacolo sia in ginocchio è sotto gli occhi di tutti ma credo anche che la Musica sia in grado di adattarsi alle necessità del momento….al contrario di noi musicisti! Di punto in bianco ci siamo ritrovati senza lavoro e a casa (non sono mai rimasta così tanto tempo a casa come in questi ultimi mesi!) però la Musica ci ha offerto comunque delle occasioni di evasione: penso ad esempio alle registrazioni che un po’ tutti ci siamo messi a fare dalle nostre stanze e a condividere sui social. Potremmo star qui a discutere su quanto questo sia etico o corretto, ma di fatto ci ha dato una possibilità di continuare a suonare, da soli e in gruppo, nonostante la distanza e le limitazioni.
La Musica è un salvagente sociale, come spiegavamo in un nostro precedente articolo. Pensi che questa descrizione possa valere anche per l’orchestra? Se si, quanto pensi possa cambiare la vita di una persona se decide di entrare a far parte di una realtà di questo tipo?
Tutto serve nella vita e ho già spiegato quanto l’orchestra sia un’ottima educatrice. Se mi metti vicino le parole “Musica” e “salvagente sociale” non posso che pensare al El Sistema Venezuelano fondato dal Maestro Abreu il quale non era preoccupato di istituire una Scuola di Musica per i giovani del posto, ma di offrire loro un contesto educativo che fosse un’alternativa alla violenza e alla delinquenza. Se non è un salvagente sociale questo!
E se ti dicessi, prima di passare all’ultima domanda, che “la musica ti aiuterà a guarire”?
Mai fu scritta frase più vera! La lessi tanto tempo fa nel libro “Il violinista di Schindler” di Angela Krumpen e mi colpì subito. La Musica distrae, tranquillizza ma non è un farmaco…quindi ascoltatene tanta che non ha effetti collaterali!
Dirò solo una cosa: questa frase mi ha colpito soprattutto per la sua polisemìa: può dire tutto e il contrario di tutto. Ognuno di noi potrebbe assegnarvi un significato personale quindi non mi esprimerò di più in merito…a voi la soluzione!

Grazie Sabrina, è stato un piacere condividere con te queste riflessioni e conoscere grazie al tuo contributo un lato della Musica che va a toccare non solo gli strati più profondi e sensibili del nostro animo ma ci fa anche aprire le braccia verso la persona che abbiamo accanto, che sia attraverso la Musicoterapia o attraverso le note di una canzone.
Ora ti liberiamo, ma prima…dicci un po’: perché ti senti Orange anche tu?
Eccola! Aspettavo con ansia questa domanda! Onestamente non so se sono veramente Orange, ma sicuramente faccio di tutto per cercare di esserlo! Attraverso il vostro blog state facendo vedere le cose da un’altra prospettiva, decisamente positiva e costruttiva e mai come in questo momento è propio ciò di cui abbiamo bisogno!
Sono io che devo ringraziare voi per avermi dato quest’occasione di confronto!
In bocca al lupo a tutti! 🍀