Ho sempre trovato affascinante il tema del tempo, così come le mille implicazioni che porta il pensiero della relatività dello stesso.
Ci affacciamo a un nuovo anno, come sempre con mille incognite, tante aspettative e qualche piccola certezza alla quale ci aggrappiamo nei momenti più difficili.
Un altro giro intorno al Sole, la Terra si ritrova nuovamente al punto di partenza, eppure tutto è diverso, perché il tempo scorre in avanti e nessuno si può permettere di rimanere indietro.
Come in una folle corsa contro l’inesorabile divenire, l’umanità è spinta dal desiderio di arrivare a un traguardo che cambia di giorno in giorno e, per i più, non è altro che una mutevole illusione soffocata dal peso delle pressioni sociali.
Dal giorno in cui veniamo al mondo, la nostra vita sembra una corsa a ostacoli, in cui è il pensiero comune a stabilire regolamento e percorso.
Ci vengono date le istruzioni, come in una rappresentazione teatrale, in cui tutto deve essere assolutamente prevedibile, come da copione.

“Fai sport, il nuoto è lo sport più completo, bevi il latte che fa bene alle ossa, studia, fatti un anno all’estero per l’inglese, iscriviti all’università, trovati un lavoro sicuro, posto fisso mi raccomando, fatti il mutuo, e la fidanzatina? Sposati, fai qualche figlio, maschio e femmina se possibile, il sabato centro commerciale e la domenica barbecue in giardino. Inizi a fare qualche soldo? Investi sugli immobili, casa al mare o in montagna che ai bambini fa bene respirare l’aria buona, ricordati di andare a messa, e il fondo pensione? Ah e ricordati di lavare bene i denti”.
Tutti, nessuno escluso, devono ambire a questo tipo di vita, una vita stereotipata in cui l’inclusione avviene solo fra chi risponde a queste regole.
Qualche eccezione, per fortuna, inizia a farsi strada, come chi sceglie di rinunciare al posto fisso per dedicarsi alle proprie passioni e aspirazioni più profonde: i nomadi digitali sono un bellissimo esempio.
Mettere al primo posto ciò che veramente si desidera è una delle sfide più grandi degli ultimi anni, in cui troppo spesso i nuovi desideri sono creati ad hoc da team di neuro-scienziati, programmatori e marketer.
Siamo programmati per aggrapparci a queste istruzioni e a desideri che forse nemmeno ci appartengono. In pochi hanno il coraggio di fermarsi e guardare indietro con coscienza, piuttosto di continuare a correre a occhi chiusi, in avanti, ma senza un vero perché.
Ci sono momenti che, inevitabilmente, portano ad alzare la testa, per controllare la nostra posizione in questa corsa senza senso: matrimoni, lauree, trasferimenti, rimpatriate fra vecchi amici, promozioni lavorative.

Se guardassimo alla vita “di plastica” che ci impone la società in cui viviamo, probabilmente saremmo portati a vedere dei vincenti e dei perdenti.
Ti sei sposato, hai un buon lavoro, una casa di proprietà, due figli e un labrador? Sei in vantaggio.
Sei single, precario perché stai inseguendo le tue vere passioni e magari sei pure in affitto? Brutte notizie, sei parecchio indietro.
Ma se queste istruzioni preimpostate che ci vengono affidate quando nasciamo, le sostituissimo con un modello completamente nuovo, creato sulla misura dei nostri sogni, allora la prospettiva cambia.
Perché è solo allora che ci renderemmo conto che, alla fine, stiamo correndo da soli. I nostri unici avversari sono la paura di fallire, il conformismo, le scelte comode e l’ignavia.
È solo prendendosi qualche rischio che la corsa assume significato, un significato più profondo delle singole tappe che via via la vita ci presenta come traguardi.
Un significato che non potrà mai essere universale, perché siamo 8 miliardi di persone, con 8 miliardi di istruzioni differenti, mentre compiamo l’ennesimo giro intorno al Sole.